Conversion+ è un evento itinerante a cadenza annuale che indaga i fenomeni di abbandono del paesaggio urbano contemporaneo attraverso pratiche interpretative collettive e transdisciplinari.
Le ragioni del progetto nascono dall’osservazione dello scenario di crisi che oggi apre interrogativi sulla sostenibilità dei modelli di sviluppo urbano che impiegano ancora l’espansione insediativa come carburante prevalente per la propria sussistenza. Questo trend di crescita perpetua della produzione edilizia ha determinato un totale disallineamento tra domanda e offerta abitativa, lasciando dietro di sé nel tessuto urbano miriadi di oggetti smarriti, che immaginiamo simili ad atomi che nel tempo hanno perso la carica che conferiva loro stabilità (la propria funzione) e oggi sono elementi instabili ma fortemente reattivi, pronti per essere riconvertiti a nuove funzioni.
Ispirato a queste riflessioni, il titolo del progetto è quindi frutto di un gioco di parole. Conversion+ contiene “riconversione”, traguardo finale da ricercare per tutti questi elementi del tessuto urbano in condizione di attesa; “ion+”, cioè “ione positivo”, caratteristica di instabilità degli elementi chimici che hanno perso qualcosa, ma proprio per questo sono reattivi e pronti a nuove relazioni; ed è un omaggio alla città di Conversano, casa della prima edizione del festival.
La mostra della prima edizione del festival, presso l’Auditorium San Giuseppe di Conversano.
La prima edizione
La prima edizione del festival si è aperta con una prima fase caratterizzata da un’esplorazione urbana del centro e della periferia di Conversano (BA), aperta a tutta la cittadinanza. Sono stati seguiti due itinerari attraverso i più importanti casi di abbandono edilizio della zona, tra cui tre edifici oggetto della mostra: l’ex deposito Montalbò, l’ex G.I.L. e l’ex Cantina Sociale di Conversano.
Una giornata di esplorazione urbana. In foto, l’ex deposito Montalbò.
La seconda fase del festival è consistita in un evento complesso, che abbiamo definito “mostra aperta”, perché la produzione dei contenuti è avvenuta contemporaneamente all’allestimento della mostra stessa.
Una simbolica porta aperta sulla mostra ne caratterizza l’ingresso e accoglie i visitatori anticipando il carattere sospeso delle installazioni.
L’auditorium San Giuseppe a Conversano ha ospitato così alcuni lavori grafici di Beniamino Servino e il risultato delle elaborazioni di quattro artisti sui tre edifici selezionati: Riccardo Campanale (foto), Donatello De Mattia (video), Michele Cera (foto), Giuseppe De Mattia (multimedia). La mostra si è completata con i risultati del workshop progettuale e con le installazioni a cura dei curatori, tra cui la proiezione della mappa di geophototagging sui socialnetwork e un “tetto” di cartoline fluttuanti.
Le fotografie di Michele Cera e le cartoline “sospese”, a disposizione di chiunque volesse portale con sé, allungando una mano verso l’alto.
L’installazione di Giuseppe De Mattia (sullo sfondo: foto, audio e objects trouvés) e, in primo piano, uno dei tavoli dei lavori del workshop di progettazione.
A chiusura degli eventi, una tavola rotonda aperta al pubblico è stata realizzata nel chiostro di San Benedetto, a Conversano. Assieme ai curatori, agli artisti e a professori del Politecnico di Bari, hanno discusso intorno al tema dell’abbandono alcuni ospiti, tra cui Beniamino Servino, Elisa Poli (Cluster Theory, Facoltà di Architettura di Ferrara) e Andrea Masu (Alterazioni Video), in videoconferenza.
Il workshop di progettazione
A tre gruppi di studenti e giovani progettisti, selezionati per call, stata è affidata l’elaborazione di proposte che trattassero le possibili strategie di riuso dei tre edifici selezionati. I gruppi sono stati affiancati da un team di tutor che hanno fornito un supporto teorico-progettuale all’elaborazione delle proposte. Il carattere “aperto” della mostra e la coerenza con la tematica del riuso ha richiesto, da parte dei gruppi, la realizzazione degli elaborati progettuali tramite tecniche il più possibile analogiche e manuali e, in più, il concepimento della loro contestuale installazione all’interno dell’esposizione finale. Ogni gruppo ha così realizzato un tavolo dal carattere peculiare, in un dialogo teso tra forma e contenuti dell’esposizione.
Uno scatto di un momento di critics intermedio durante l’elaborazione dei progetti.
Conversion+ si deve, sin dalla prima edizione, all’apporto sempre fertile dei promotori Edilceramlab, officina delle idee di Edilceram, a fianco dei curatori in tutte le edizioni del progetto.